Chiusura del trittico

Recensione Anna Bolena. Il Covid, saremo ripetitivi, non ha aiutato. A partire dal 2016 con Roberto Devereux e nel 2017 con Maria Stuarda, il teatro genovese aveva aperto la strada al pieno melodramma storico di ambientazione inglese, ma solo in questa stagione si è concluso il “trittico delle regine” di Gaetano Donizetti. E non solo: Anna Bolena, l’opera mancante all’appello, una delle opere del compositore bergamasco meno rappresentata, ritorna a Genova dopo quasi due secoli (ultima volta nel 1869). Attesa lunga, senza dubbio, ma ne è valsa davvero la pena.

Si proceda con ordine: la trama di Anna Bolena è scheletrica e aderente ai fatti storici. L’azione si svolge nel 1536, tre anni dopo il matrimonio di Anna con Enrico VIII. Anna ha rinunciato al suo grande amore, Riccardo Percy, per ottenere la corona. Enrico vuole eliminare Anna per sposare Jane Seymour, la dama di compagnia della regina alla sovrana profondamente affezionata. Allo stesso tempo Smeton, musico e paggio di corte, è innamorato della regina segretamente. Questi intrecci di sentimento più o meno celati saranno la condanna della sovrana che troverà, nella conclusione, la morte parallelamente al matrimonio del re con la Seymour. Il connubio Donizetti/Romani aveva portato per la prima volta, sul palcoscenico milanese non scaligero, nel 1830, quel racconto storico e politico, quel dramma di cui Mazzini aveva sottolineato la capacità di rinnovare ed educare moralmente gli italiani dando un’immagine cruda della violenta monarchia che, per giungere ai suoi scopi, si sporca del sangue di una vittima innocente. A Genova, venerdì 18 febbraio, è accaduto qualcosa che è andato oltre, qualcosa di magico: il tempo si è fermato per poter seguire questo dramma con gli occhi di uno spettatore del XXI secolo. Molti i presenti provenienti anche da fuori città per assistere a questa produzione made from Teatro Carlo Felice in coproduzione con il Regio di Parma.

Cast stellare, si parte dalla protagonista nella voce di Angela Meade, cantante americana tra le principali interpreti del ruolo nel titolo che non ha smentito le aspettative, come hanno testimoniato gli applausi continui al termine delle sue parti e nella chiusura dell’opera. Una voce che non lascia spazio ad alcun errore, incrinatura o imprecisione sin dall’inizio. Applausi per la sua presenza scenica, la sua interpretazione davvero regale (Al dolce guidami castel natio del finale ne è la dimostrazione) che la rendono una grande interprete non solo del bel canto ma anche del grande e complesso protagonista femminile. E ancora il gentil sesso a colpire con la voce di Sonia Ganassi nel ruolo della rivale Seymour che, come la protagonista, non ha lasciato dubbi fin dal suo primo attacco, davvero brava. Seguono i personaggi al maschile. Sebbene il re, nonostante il suo ruolo “storico” abbia meno spazio, i suoi momenti sono epici e perfetti: Nicola Ulivieri è possente, di presenza e riesce nella finzione a incarnare i caratteri più biechi del personaggio. Quindi applausi per il secondo americano sul palco, John Osborn nei panni di lord Percy, il passionale eroe innamorato (e scopriremo riamato) dalla sovrana. Anche per la sua interpretazione quasi perfetta la platea ha riservato applausi scroscianti, mentre Roberto Maietta (Lord Rochefort) e Manuel Pierattelli (Sir Harvey) sono coprotagonisti minori ma non per questo meno precisi dei colleghi. Ultima ma non ultima Marina Comparato – nel ruolo di Smeton come en travesti, scelta che non ha certamente deluso – riesce nei gesti e nelle parole a fare sua la passione più sfrenata e la dolcezza che la circonda.

L’equipe per la costruzione registica e scenica è perfetta poiché squadra che vince non si cambia. Il regista Alfonso Antoniozzi, le scene e il video design di Monica Manganelli, i costumi di Gianluca Falaschi e le luci di Luciano Novelli, il tutto per rendere l’aspetto scenico e scenografico incredibile, equilibrato, perfetto come era stato per le due opere precedenti del trittico. Unica nota da segnalare, per dovere di cronaca e non per critica, le scelte dei costumi: il pubblico si aspetti una regina con ampio abito medievale come da dipinto elisabettiano ma non lo stesso per gli altri personaggi fatta eccezione per le guardie in gorgiera ed elmo. Gli altri personaggi maschili indossano divise e portano pistola alla fondina, sua maestà il re indossa una pelliccia e Seymour un abito stile americano anni ’50 alla Vikki Dougan (o Jessica Rabbit ma di colore nero e paiettato). Forse alcuni storceranno il naso, ma possiamo assicurare che la musica e il canto sovrastano qualsiasi scelta considerabile fuori schema.

E chiudiamo con gli applausi meritatissimi per il Maestro Sesto Quatrini, amante del belcanto e di Donizetti come ha mostrato la sua direzione e il forte sostegno alle voci, con un’orchestra spettacolare e un coro, come sempre quello del Carlo Felice, impeccabile.

«Cielo: a mei lunghi spasimi, concedi alfin riposo,e questi estremi palpiti sian di speranza almen»
Anna Bolena, Atto II scena ultima

Lo spettacolo continua
Teatro Carlo Felice
,
passo Eugenio Montale 4, Genova
venerdì 18 febbraio, 25 febbraio ore 20
sabato 19 febbraio ore 15
domenica 20 febbraio, 27 febbraio ore 15

Anna Bolena
tragedia lirica in due atti di Gaetano Donizetti su libretto di Felice Romani
Direttore d’Orchestra, Sesto Quartini
Regia, Alfonso Antoniozzi
Videoscenografie, Monica Manganelli
Costumi Gianluca Falaschi
Coreografa Luisa Baldinetti
Luci Luciano Novelli

Interpreti
Angela Meade, Anna Bolena
Nicola Ulivieri, Enrico VIII
Sonia Ganassi, Giovanna Seymour
John Osborn, Lord Riccardo Percy
Marina Comparato, Smeton
Roberto Maietta, Lord Rochefort
Manuel Pierattelli, Sir Hervey

Orchestra, Coro e Tecnici del Teatro Carlo Felice
Maestro del Coro Francesco Aliberti
Danzatrici: Erika Melli, Veronica Morello, Andrea Carlotta Pelaia, Miryam Tomé
Allestimento in coproduzione Fondazione Teatro Carlo Felice/Teatro Regio di Parma
durata circa 215 min con intervallo