Lacrime e fiori

Recensione Madama Butterfly. Torna la grande opera lirica al Rendano. La Madama Butterfly di Marco Voleri accende il teatro.

È un’emozione forte tornare dopo tanti anni al Rendano di Cosenza, teatro di tradizione, imponente e allo stesso tempo quasi fragile, nell’aspetto solenne e magico, senza tempo. Immerso in un’aura misteriosa, si affaccia sulla piazza di un centro storico decadente e antico, povero e prezioso, tragico e deserto, che racconta a ogni angolo le sue glorie e le sue miserie, le sue storie che non stancano, ma appagano e odorano di resistenza e di radici, nonostante tutto, partenze ed abbandoni, coacervi di lingue e di dominazioni straniere, ancora vive. Qui arriva come portato da un ricordo lontano dalla più nobile tradizione operistica, una produzione colta e coraggiosa, dotata di una forza che conquista a suon di applausi fragorosi tutto il teatro, pieno, anche alla seconda replica di questa straordinaria Madama Butterfly. La tradizione inesorabilmente si rinnova. L’opera, fischiata alla Scala nel 1904 da un pubblico più simile a una bolgia, ripresentata poi a Brescia, viene da allora acclamata in tutto il mondo. Questo perché la musica di Puccini, certo, conquista al primo ascolto, anche lo spettatore più sprovveduto e giovane, come, tra i palchi, molti fortunatamente se ne vedono. C’è da commuoversi, godere, incantarsi nel buio della notte, sul finale del primo atto, che conduce al sogno, nel celebre duetto d’amore Dolce notte! Quante stelle!.

L’illusione, la magia, la purezza dell’innamoramento, suggerita da pochi elementi, essenziali, per questo veramente eloquenti, rapisce i sensi fino alla commozione e al pianto, merito dell’esecuzione dell’Orchestra Sinfonica Brutia diretta da Giuseppe Finzi. Restiamo a bocca aperta anche nell’ascolto del coro lirico Francesco Cilea, diretto da Bruno Tirotta, sublime e trasognato, che si lascia immaginare sul porto di Nagasaki, quando siamo dentro all’attesa, con la giapponesina Cio-Cio-San, nella protagonista Francesca Tiburzi, bravissima e assolutamente credibile, verosimile anche nell’età, a suscitare stupore, meraviglia, ma anche disperazione nel tentativo del gesto estremo che sta per compiere davanti al suo bambino, vestito da piccolo marinaio, quando capisce di essere stata tradita dal marito fedifrago Pinkerton, altrettanto godibile sulla scena e nell’ascolto di Vitaliy Kovalchuk. Essenziale la direzione di Marco Voleri, tenore di formazione all’Accademia della Scala, che da qualche tempo ha esordito firmando regie d’opera degne di nota. La sua Butterfly è tutta al servizio della musica di Puccini, a cui si mostra fedele in ogni scelta, che si rivela di facile e luminosa lettura, anche quando le note sottendono altre verità, connaturate alla complessità degli aspetti umani, che si nascondono dietro ai personaggi. È il caso di Goro, interpretato da Saverio Pugliese, interprete interessantissimo sulla scena, personaggio al confine col grottesco, tra il pagliaccio e la maschera del teatro dell’assurdo del Novecento, ambiguo e anticipatore della follia di questo grande secolo. Deliziosi e raffinati i costumi realizzati dalla Sartoria Bianchi di Milano, come il lavoro che riguarda tutta la scenografia di Cristina Russo.

Se da un lato si ha la sensazione di assistere a due registri diversi, da un lato la varietà di tinte e di cromie del mondo orientale, dall’altro il tono ufficiale, a volte quasi rigido, tipicamente occidentale, comunque si ha la consapevolezza che questi siano tenuti insieme dalla musica, che li unisce attraverso l’universalità dei sentimenti umani rivelata dalla particolarità dei personaggi. Sullo sfondo immagini di paesaggi anonimi, ma eloquenti rivelano un dialogo sotteso con il creato, che fa da sfondo alle scene e alle quinte gigantesche, rappresentative degli interni tipici giapponesi, che si aprono e si chiudono giocando con le didascalie dell’opera. Un bel dì vedremo è immersa in un violetto che profuma di nostalgia e di amore sublimato che trasfigura i personaggi, tutti, fino alla fine. Il baritono Piero Terranova, nei panni di Sharpless, è preziosa espressione di un mondo antico e pregno di fascino che ultimamente nell’opera tende a scomparire. Alessandra Palomba (Suzuki) è figura emblematica, mai di contorno, che conferisce densità alla rappresentazione, approfondendo le dinamiche tragiche. Applausi ripetuti, anche durante la rappresentazione, come non si vedevano da un po’. Complice, oltre alla bellezza della musica di Puccini, una regia che sottolinea la vocazione fiabesca dell’opera, nonostante il tragico finale, anticipato dalla lunga danza che ballano Pinkerton e la nuova donna, i ballerini Alessia Tavolaro e Francesco Pio Minio, diretti dal coreografo Filippo Stabile. La fine, terribile e solenne, ci sussurra che si muore come si ama. Sotto una pioggia che profuma di fiori.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Rendano
Piazza XV Marzo, Cosenza
domenica 12 novembre 2023, ore 17.00

Madama Butterfly
di Giacomo Puccini, su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica
Maestro concertatore e direttore d’orchestra Giuseppe Finzi
Regia Marco Voleri
Orchestra Sinfonica Brutia
Coro lirico F. Cilea
Direttore Bruno Tirotta
Allestimento Effepi SrL di Franco Barbera
Scenografa Cristina Russo
Costumi Sartoria teatrale Bianchi – Milano
Coreografo Filippo Stabile
Ballerini Alessia Tavolaro, Francesco Pio Minio
Madama Butterfly/Cio Cio San Francesca Tiburzi
B. F. Pinkerton Vitaliy Kovalchuk
Sharpless Piero Terranova
Suzuky Alessandra Palomba
Goro Saverio Pugliese
Zio Bonzo Carmine Monaco
Principe Yamadori Fabio Napoletani
Kate Pinkerton Debora Condello
Yakusidè Mario Bonofiglio
Commissario imperiale Fedele Forestiero
Ufficiale del registro Antonio Chiriaco
La zia Santina Tirotta
La cugina Mariagiorgia Caccamo
La madre Barbara Tucci Dolore E. Perri
Figuranti Melania Gabriele, Veronica Napoli, Francesca Pecora, Francesco Roberto, Federico francesco Viapiana
Direttore musicale e assistente direttore Alfredo Salvatore Stillo
Direttore di palcoscenico Francesca De Blasi
Direttore di produzione Giusy Ferrara
Maestro di sala Riccardo Pinna
Maestri collaboratori: Valentina Occhiuzzi, Stefania David