Da Toc Toc Teatro ad Agorà: crederci per esserci

Abbiamo deciso di intervistare Chiara Casarico – attrice, regista, autrice ma anche clown – perché di fronte all’impegno e alla perseveranza di una Compagnia come Il NaufragarMèDolce, di cui cura la direzione artistica, è difficile non parteggiare per artisti che, persino in epoca di pandemia, hanno portato il teatro negli androni e nei cortili (romani) con il progetto Toc Toc Teatro (https://www.inthenet.eu/2021/02/26/il-teatro-che-resiste/).

Chiara Casarico, dal 1999, è anche clown ospedaliero e membro di Soccorso Clown e, come autrice di teatro, è stata finalista al Premio Ustica per il Teatro nel 2007. La contattiamo in questi giorni perché la Compagnia, impegnata nell’organizzazione del Festival Agorà, ha lanciato una campagna di crowdfunding per raccogliere i fondi necessari per questa decima edizione – forse ancora più importante perché arriva in un momento in cui il teatro deve dimostrare di essere davvero necessario. La nostra sicurezza passa dalla salute ma la nostra gioia di vivere non può essere ridotta alla sicurezza fisica: proprio il fatto che Chiara sia anche clown ospedaliero dovrebbe farci riflettere sull’importanza del to play (in ogni declinazione possibile) per il nostro ‘ben-essere’.

Come nasce la Compagnia Il NaufragarMèDolce e quali progetti ha portato avanti in questi 25 anni?
Chiara Casarico: «Il NaufragarMèDolce nasce dalla voglia, dalla necessità e dalla gioia di fare teatro di un gruppo di giovani innamorati del teatro, che se ne andavano in giro nei locali della Capitale a trovare strani posti dove recitare. Io avevo vagato per scuole di teatro e compagnie teatrali universitarie e, dopo aver fondato la prima compagnia giovanile, avevo capito che la mia passione per il teatro era una malattia ormai conclamata che aveva bisogno di trovare il suo nome e la sua collocazione. Così, nel luglio del 1996, andammo di fronte a un notaio per suggellare la nostra ‘esistenza in vita’ ma, avendo intuito che la compagnia che si apprestava a fare tale passo sarebbe durata poco, decisi di dare un altro nome all’associazione e scelsi uno dei versi più belli di tutta la poesia italiana – il fatto che io avessi frequentato la Scuola elementare Giacomo Leopardi, la considero solo una delle mille coincidenze che la vita ti presenta quando stai facendo qualcosa di veramente centrato o, meglio, quando il tuo desiderio è limpido e netto – e così scelsi di lasciarmi trasportare dal desiderio e immergermi nella vita teatrale! Durante i primi tre anni di vita, si sono avvicendati diversi compagni di viaggio; poi, finalmente, nel 1999 ho incontrato Tiziana Scrocca e la nostra barca ha cominciato a spiegare le vele col vento in poppa e il sorriso nel cuore. A oggi io e Tiziana abbiamo all’attivo quasi una ventina di spettacoli originali creati insieme con la voglia di comunicare col pubblico. Abbiamo spettacoli comici (in questo siamo un duo affiatatissimo), di narrazione, di teatro canzone (anche separatamente) con una forte propensione all’impegno civile – spaziando dai diritti negati alle donne all’acqua come diritto inalienabile, con l’utopia che soffia come vento nelle nostre vele. Come due novelli Don Chisciotte e Sancho Panza abbiamo spesso gettato il cuore oltre l’ostacolo e, piano piano, altri cavalieri erranti (così amiamo chiamarci tra di noi) si sono uniti negli anni, tanto che siamo arrivati a più di 60 soci/e di cui una dozzina sono coloro che animano attivamente questo strano consesso di anime che è il NaufragarMèDolce. E qui vorrei citare la preziosa presenza di Rita Superbi, oltre che attrice, percussionista taiko; Emanuela Bolco, per la parte artistica; e Laura Gentile, Stefano Romanelli e Anna Estdahl per la parte organizzativa».

Durante i mesi di pandemia avete proposto Toc Toc Teatro. Ci racconta quell’esperienza? Avete avuto un buon riscontro di pubblico e, nel caso, aldilà del lockdown, pensate di riproporla?
C. C.: «Alla fine di ottobre del 2020, quando c’è stata la seconda chiusura dei teatri (che, in realtà, avevano già faticato a riaprire dopo il primo lockdown) abbiamo cominciato a interrogarci su come avremmo potuto continuare a fare il nostro lavoro, tanto necessario alla comunità (quanto a noi teatranti). Così a Rita Superbi è venuta in mente l’idea di andare a bussare ai pianerottoli delle persone, in cerca soprattutto di bambini da consolare per il confinamento. Io ho pensato che sarebbe stata buona cosa estenderlo anche agli anziani. Abbiamo indetto una riunione anche con Emanuela Bolco, e Tiziana Scrocca ha partorito il nome dell’iniziativa. Prima di cominciare a renderlo un servizio attivo per la cittadinanza abbiamo avuto un paio di mesi di gestazione in cui ci siamo ripetutamente chieste come rendere sostenibile un progetto del genere, perché è chiaro che per pagare un attore con busta paga, oneri e contributi previdenziali e fiscali ci vogliono tanti soldi e un singolo cittadino difficilmente può permettersi di affrontare questa spesa. Così, dopo tanto progettare e pensare, il 30 gennaio 2021 è nato Toc Toc Teatro e la prima porta a cui abbiamo bussato è stata quella del I° Municipio che ha accolto di buon grado il progetto e ha deciso di finanziare otto giornate nei cortili di altrettanti quartieri in collaborazione e a favore dei centri anziani e della cittadinanza del territorio. A febbraio molti privati cittadini ci hanno chiamati, dimostrando non solo grande solidarietà con noi lavoratori e lavoratrici dello spettacolo ma anche… tantissima voglia di poter partecipare al rito più antico del mondo: il teatro!».

Nel periodo del lockdown molte Compagnie hanno optato per il teatro online. Voi siete andati in cortili e androni. Avete in pratica scelto la compresenza, fuori dai luoghi deputati, ossia i teatri. Come mai?
C. C.: «In realtà anche noi abbiamo fatto degli interventi online. Il più importante è stato un progetto finanziato dal Ministero Affari Esteri – Sommerse e salvate – che doveva obbligatoriamente essere concluso entro la fine del 2020 e che è stato fermato sul nascere dall’esplosione della pandemia. Così abbiamo realizzato 13 puntate in diretta facebook in cui mostravamo il nostro lavoro suddiviso in scene e parlavamo ogni volta con un’esperta diversa. Le trasmissioni sono state seguite – ma non si trattava più di teatro. Il teatro necessita di presenza e se lo si vuole trasportare in un altro mezzo bisogna fare un’operazione di traduzione e diventa altro. Noi continuiamo a essere innamorate del teatro e così abbiamo fatto quello che da oltre vent’anni facciamo: abbiamo cercato dei luoghi alternativi alla sala teatrale, luoghi all’aperto, che consentissero alle persone di godere del ‘rito teatrale’ anche semplicemente affacciandosi alle finestre».

Su www.inthenet.it l’intervista continua con gli ultimi progetti della Compagnia, tra i quali il Festival Agorà, al quale abbiamo accennato.

Nella foto: Chiara Casarico, Manuela Bolco e Tiziana Scrocca.