Aimez-vous Brahms?

L’attesissimo concerto di Enrico Pace per MiTo ha come protagonista Il pianoforte di Brahms.

Con questa citazione dall’omonimo film del 1961 di Anatole Litvak, Corrado Greco ha introdotto uno dei concerti più attesi del ricco cartellone di MiTo (pur con qualche imprecisione: delle lettere tra Brahms e Clara Schumann, solo nella traduzione italiana, ne esistono ben due volumi).

Enrico Pace raramente – davvero troppo, troppo poco – si ha modo di ascoltarlo nelle nostre sale in veste di solista e per l’occasione l’appuntamento è al Teatro Officina: storico teatro di quartiere “di condominio”, come tanti e affascinanti ce ne sono a Milano.
Uno spazio lontanissimo dalle grandi sale da concerto, raccolto e con pochi posti a sedere: il concerto diventa quasi un’esperienza per eletti.

Tra le inevitabili impressioni iniziali, una però si insinua con un velo di preoccupazione: un pianoforte grancoda non sarà eccessivo per un ambiente un po’ ristretto? La risposta arriva immediata appena si comincia con le Variazioni op. 21 n. 1 in re maggiore su tema originale, undici variazioni pubblicate nel 1861, lavoro giovanile in cui c’è già tutto quello che sarà l’ultimo Brahms: il contrappunto, l’atmosfera intima a contrasto con slanci sonori, il mondo introspettivo e quello più pianisticamente effervescente. È già tutto qui. Pace riesce a plasmare lo strumento in tutte le sue declinazioni, il suono non è mai eccessivo e anche nei momenti più concitati risulta pieno, rotondo, mai aggressivo o sguaiato. C’è dell’eleganza innata nelle scelte musicali e nel modo di esporle, spesso riesce a stupire marcando linee melodiche nascoste, inusuali, al di fuori dagli standard della prassi esecutiva storica. Di queste Variazioni si percepisce la difficoltà tecnica e la complessità della scrittura, ma il controllo con cui vengono presentate le rende assolutamente godibili anche da chi non le conosce.

Il miracolo avviene però negli Intermezzi op. 117, nel terzo e ultimo in particolare: la dimensione intima, raccolta, quasi meditata delle ultime opere per pianoforte di Brahms è tutta concentrata qui. Pace ha una gamma sonora ricchissima e rende dei piccoli quadri musicali in voragini che davvero vanno a colpire nel profondo l’animo umano. Poche volte nelle sale da concerto si sentono questi tre Intermezzi a un livello tale di bellezza e sapienza. La dimensione raccolta, quasi domestica del Teatro Officina gioca a favore anche per i sei Klavierstüke op. 118 che continuano idealmente il mondo creato nella raccolta precedente. Sono suonati in modo scorrevole, quasi senza soluzione di continuità, uno con l’altro, e questo curiosamente sembra quasi portarli a un livello successivo, quasi una fosse sonata un po’ bizzarra, assolutamente fuori dalla forma-sonata canonica, come del resto spesso accadeva nel periodo romantico. La Ballata – cuore pulsante di tutto il ciclo – è misurata, elegante seppur efficacie negli intenti e conferma che no, quel grancoda non è eccessivo ed è nel posto giusto e – soprattutto – suonato dal pianista giusto.

Ancora Brahms per il bis concesso, l’Intermezzo n. 6 dalle 7 Fantasie op. 116.

Il concerto è andato in scena:
Teatro Officina
Via Sant’Erlembaldo 2 Milano
Venerdì 15 settembre 2023, ore 21

Il pianoforte di Brahms
J. Brahms. Variazioni su un tema originale in re maggiore op. 21 n. 1
Tre intermezzi op. 117
Sei pezzi per pianoforte op. 118
Enrico Pace, pianoforte