Quando la personalità è dominante (e travolgente)

Al Teatro Dal Verme in scena il pianoforte di Ivo Pogorelich per uno dei concerti di punta di questa ricchissima edizione del Festival MiTo.

Quest’anno il Festival MiTo Settembre Musica offre una varietà di concerti impressionante: tra questi uno dei sicuramente più attesi dal pubblico milanese è il ritorno sulle scene di Ivo Pogorelich, pianista dal carisma e dalla levatura artistica indiscussa con una carriera assolutamente brillante, pur attraversata da fasi diverse. Proprio per questo, il pubblico che lo segue da sempre sa che ogni suo concerto può trasformarsi in un’esperienza unica, a volte singolare. Di sicuro lontana anni luce dal conformismo che a volte regna sovrano nelle sale da concerto, anche quelle più prestigiose.

Così anche il programma è assortito in modo originale: si parte con il Preludio in do diesis minore op. 45 di Chopin, composizione poco nota e assolutamente poco eseguita che qui ben introduce le qualità altisisme del pianista serbo che rivela un controllo incredibile della tastiera e di tutta la sua gamma sonora. L’uso del pedale è sapiente e sempre funzionale al discorso musicale con scelte spesso inusuali, ma di sicuro successo. Colpisce da subito la cantabilità della mano sinistra che in questo preludio diventa quasi ipnotica, difficile da non seguire nel suo bellissimo legato anche se la melodia è nella mano destra.

Tutto questo viene confermato e ancor di più percepito nel cuore di questo concerto che è composto dagli Studi sinfonici op. 13 di Schumann, qui proposti anche con le cinque variazioni postume inserite tra il Tema e il Primo studio. In genere, l’esecuzione di queste variazioni aggiuntive è a discrezione dell’interprete: si possono fare o non fare e, nel caso le si facciano, si può scegliere liberamente l’ordine in cui suonarle rispetto agli studi canonici. La scelta di Pogorelich fa risaltare la diversità tra questi due mondi in qualche modo complementari a volte rendendo tutto un po’ frammentario per un estremo gusto del particolare, ma senza mai spezzare la continuità del discorso musicale grazie al collegamento dei suoni. I timbri, le dinamiche, i diversi modi di presa del tasto sono di una varietà inimmaginabile. Se stessimo parlando di un quadro potremmo dire che la sua tavolozza ha infinite sfumature. Il modo di suonare è assolutamente polifonico, riesce a creare e proporre linee principali e secondarie anche inusuali, ma mai fini a se stesse. Il dialogo tra i suoni e tra le mani è continuo e il risultato è uno Schumann assolutamente coerente e personalissimo, non cedevole ai soliti cliché della musica romantica, svincolato dalla prassi esecutiva di tradizione e capace di proporre nuove interessanti vie interpretative senza snaturare il testo. Basti solo pensare allo Studio XII- Finale che Pogorelich concepisce come una vera e propria marcia iniziando con una sonorità quasi dimessa, in un continuo crescendo fino al fortissimo del finale trionfale.

L’impressione è davvero di essere davanti a delle scelte musicali che arrivano da una genialità fuori dal comune, ben bilanciate da un atteggiamento generale di calma e controllo. Non c’è niente di affettato, ogni conclusione è goduta fino all’esaurirsi dell’ultimo suono. Questa sensazione quasi di abbandono emerge maggiormente nell’ultimo brano in programma – la Valse triste op. 44 n.1 di Sibelius nella trascrizione per pianoforte dell’autore. Ancora una volta il suono di Pogorelich crea una magia.
Due i bis concessi generosamente al pubblico entusiasta: la Barcarola e il Notturno op. 62 n. 2 di Chopin.

Il concerto è andato in scena:
 Teatro Dal Verme
Via San Giovanni Sul Muro, 2 – Milano
10 settembre 2023, ore 20

Ivo Pogorelich, pianoforte
Fryderyk Chopin
Preludio in do diesis minore op. 45
Robert Schumann
Studi sinfonici op. 13
Jean Sibelius
Valse triste op. 44 n. 1 da Kuolema (versione per pianoforte dell’autore)