Portando sul palco del Politeama Garibaldi di Palermo l’entusiasmante esperienza musicale della Zarzuela, l’Orchestra Sinfonica Siciliana ha fatto scoprire al proprio pubblico la grandezza di alcuni protagonisti del genere operistico spagnolo per antonomasia.

La storia della Zarzuela è ammantata di un alone di fascino e mistero, soprattutto in relazione a quanto riguarda le sue origini, i suoi rapporti con l’Opéra-Comique français e la sua rinascita nel XIX secolo.

Forgiato dal luogo di svolgimento delle feste della corte dell’Infante Ferdinando (il Palacete de la Zarzuela del Real Sitio di Madrid), il termine Zarzuela fa riferimento al nascente teatro musicale di un Impero che, veleggiando nel Siglo de oro all’apice della propria potenza ed estensione territoriale, intendeva dotarsi di un repertorio “lirico” meno legato alla dominante tradizione italiana.

Ai tre padri putativi del genere, gli illustri Lope de Vega (autore del testo della prima opera spagnola, La selva sin amor, 1627), Pedro Calderòn de la Barca (che ne diede, poco dopo, la prima definizione: «la zarzuela no es comedia, sino sòlo una fàbula pequena, en que a imitaciòn de Italia, se canta y se representa») e Juan de Hidalgo (arpista della Cappella Reale per quasi tutto il XVII secolo, nonché primo compositore di Zarzuelas), andrebbe poi attribuita la volontà di portare la Zarzuela nei teatri pubblici, mettendola a disposizione di un pubblico sempre più vasto e meno nobile e così facendola uscire dagli augusti ambienti aristocratici nei quali fino a quel momento era stata confinata

Nonostante una delle caratteristiche fondamentali delle Zarzuelas sia l’alternarsi di parti parlate, parti cantate e parti ballate, l’Orchestra Sinfonica Siciliana sceglie di proporre un ricco programma di partiture strumentali “brevi” di alcuni autentici maestri come de Falla, Chapì, Guridi, Chueca, Luna e Granados. L’intuizione ha esito felice e, complice l’ottima direzione di José Miguel Rodilla, ha effettivamente a condotto gli ascoltatori attraverso un viaggio sonoro e sentimentale tra allegria, speranza e nostalgia che sono tipiche della quotidianità spagnola.

La Suite n. 2 del balletto El sombrero de tres picos di De Falla ha piacevolmente convinto per il «carattere folkloristico» e per aver restituito «un’immagine tradizionalmente solare della Spagna». Eguale capacità descrittiva hanno poi sfoggiato le Noches en los Jardines de España, la cui esecuzione è stata esemplare e, impreziosita dall’intensa interpretazione al piano di Pierre-Laurent Boucharlat, ha offerto una superba sintesi della diversità culturale della Spagna nell’età moderna, nello specifico della natura composita, gitana e moresca dell’Andalusia.

Altrettanto suggestiva è stata La Revoltosa di Ruperto Chapì, un componimento, «ritenuto uno dei capolavori del cosiddetto género chico», che «si configura come una vera e propria riflessione sulla vita di quartiere nella Madrid dell’Ottocento, della quale mette in scena situazioni e personaggi tipici», così come è stato efficace il preludio de El caserio di Jesús Guridi per la sua «struttura grandiosa e per la diversità di caratteri che da malinconici e lirici arrivano a epigoni travolgenti e rutilanti».

Splendido l’intermezzo di Goyescas del catalano Enrique Granados, «una musica prevalentemente sinfonica piuttosto che operistica […] che si segnala per la struggente malinconia del tema principale esposto dai violoncelli e per una brevissima sezione centrale di carattere drammatico», a cui sono seguiti il preludio de El bateo di Federico Chueca, il cui «carattere giocoso» ha ricreato «melodie orecchiabili che assumono le movenze di danze», «la scintillante e orecchiabile» Danza del fuego da Benamor di Pablo Luna e, infine, il «travolgente» preludio de El tambor de granaderos di Ruperto Chapì, «che pullula di motivi orecchiabili da quello iniziale, di carattere pomposo, a quello leggero e brillante esposto dagli archi nella sezione centrale».

Genere musicale molto più sofisticato, complesso e ostico da eseguire di quanto si possa apparire, un concerto di Zarzuelas rappresenta un’occasione unica per fare esperienza di sonorità spesso identificate come un prodotto della cultura castigliana, o meglio madrileña, ma le cui affascinanti melodie orchestrali in realtà trascinano la mente e i sensi nella straordinaria ed eterogenea vastità culturale della penisola iberica.

Se c’è un genere musicale che sa stabilire un legame diretto con l’anima ispanica, questo è proprio la Zarzuela e bisogna riconoscere agli organizzatori del Politeama Garibaldi di aver avuto l’ottima intuizione di inserire nel proprio cartellone il concerto La Spagna musicale dalla Zarzuela a Granados. Una scommessa perfettamente riuscita che ha “immerso” il pubblico, seppur per poco più di un’ora, nelle suadenti atmosfere della ispanicità moderna.

Il concerto si è svolto
Politeama Garibaldi
Via Filippo Turati, 2

Orchestra Sinfonica Siciliana
José Miguel Rodilla, direttore
Pierre-Laurent Boucharlat, pianoforte

Manuel de Falla (Cadice 1876 – Alta Gracia 1946)
El sombrero de tres picos (Il cappello a tre punte) , Suite n. 2
I vicini (Seguidilla) – La danza del mugnaio (Farruca) – Danza finale (Jota)
Noches en los Jardines de España
En el Generalife – Danza Lejana – En los Jardines de la Sierra de Córdoba

Ruperto Chapì (Villena 1851 – Madrid 1909)
La revoltosa (La ribelle), preludio

Jesús Guridi (Vitoria-Gasteiz 1886 – Madrid 1961)
El Caserio (Il casale), preludio

Enrique Granados (Lleida 1867 – La Manica 1916)
Goyescas, intermezzo

Federico Chueca (Madrid 1846 – 1908)
El bateo (Il cinturone), preludio

Pablo Luna (Alhama de Aragòn 1879 – Madrid 1942)
Danza del fuego da Benamor

Ruperto Chapì (Villena 1851 – Madrid 1909)
El tambor de granaderos (Il tamburo dei granatieri), preludio