L’esilio e il regno

Recensione Oylem goylem. A trent’anni dal debutto, Moni Ovadia riporta in scena al Teatro Vascello il suo cavallo di battaglia per eccellenza, Oylem Goylem, un modo indiretto per celebrare la Giornata della Memoria.

Salomone “Moni” Ovadia, classe 1946, nato in Bulgaria da una famiglia di origine ebraica presto trasferitasi in Italia, da tempo si è ritagliato nel teatro e nella cultura italiani la posizione di cantore del mondo ebraico tradizionale. A consacrarlo definitivamente sulle scene teatrali era stato, nel 1993, lo spettacolo-monologo-cabaret Oylem Goylem, il cui titolo deriva dall’espressione yiddish che sancisce che «il mondo è scemo». Accolto con grande successo sin dal debutto, ripreso anche dalla RAI e distribuito in DVD, Oylem Goylem è diventato immediatamente il cavallo di battaglia di Moni Ovadia regista, attore, intellettuale e performer. In occasione della Giornata della Memoria, il Teatro Vascello, dove lo spettacolo aveva debuttato all’inizio degli anni novanta, lo ha reinserito in cartellone.

Cabaret in piena regola ma «dedicato a quella parte della cultura ebraica di cui lo yiddish è la lingua e il klezmer la musica», Oylem Goylem racconta con fare al tempo stesso accorto e ironico aneddoti, disgrazie e fortune degli ebrei nell’esilio, dando spazio alla tragedia della Shoah solo negli ultimi trenta minuti. «Ho sempre pensato che la condizione dell’esilio oltre ad avere connotazioni di carattere socio-giuridico-esistenziali, dovesse essere riconosciuta per caratteri “organolettici” e fra questi, di mio particolare interesse: il suono», riportano le note di regia. Nel corso dello spettacolo, Ovadia alterna regolarmente momenti monologanti, sia pure raccontati con tutte le facezie da ironico cantore, a intermezzi musicali in cui l’attore è accompagnato da un piccolo ensemble in scena. Tra i tanti aneddoti e barzellette yiddish raccontate, ce ne sono diverse poi ricomparse anche in altri e successivi spettacoli di Ovadia, come quella del genitore ebreo talmente fiero del figlio da immaginarsi che da grande diventerà Dio, perché in fondo «duemila anni fa uno dei nostri ragazzi c’è riuscito». Altrettanto ironico è il passaggio in cui Ovadia si lamenta dell’abituale refrain secondo cui «voi ebrei siete tutti intelligentissimi», rivendicando il diritto del popolo ebreo di annoverare nelle sue schiere anche molteplici idioti.

«La filosofia umoristica che anima Oylem Goylem è un potente antidoto contro violenze, intolleranze e razzismi vecchi e nuovi», si legge nelle note con cui l’organizzazione del Teatro Vascello racconta la scelta di riprendere lo spettacolo, contestualizzando anche la sua collocazione nel calendario nella settimana in cui cade l’annuale Giornata della Memoria. Per quanto forte sia la componente pacifista, antirazzista e, se vogliamo, anche apotropaica, l’aspetto più affascinante di Oylem Goylem sta nella sperimentazione musicale e  canora condotta sul palco da Moni Ovadia, alla ricerca della «musicalità originaria» del polo ebraico della diaspora. Tutto si colloca in una dialettica non banale tra il krekhz, il lamento sacro del cantore della sinagoga, paragonabile (un po’ alla buona) al nostro canto gregoriano, e la musica klezmer, il patrimonio dei musicisti ebrei dell’Europa orientale, non lontana, musicalmente parlando, da certe melodie gitane. E se «il krekhz eleva la sua provocazione, forse come protesta utopica ed impotente per richiamare l’Eterno dal “Suo Esilio”, supremo paradigma della diaspora spirituale dell’uomo», come scrive nelle note di regia, è palpabile quanto la preferenza di Ovadia vada verso le melodie e i canti klezmer, là dove, al di là di ogni ritualismo e ortodossia, si è autenticamente sedimentata la sapienza millenaria del popolo ebraico.

Lo spettacolo continua
Teatro Vascello
Via Giacinto Carini 78, Roma
dal 24 al 29 gennaio
dal martedì al venerdì ore 21, sabato ore 19, domenica ore 17

Oylem goylem
di e con Moni Ovadia
musicisti in scena: Maurizio Dehò Violino, Giovanna Famulari Violoncello, Paolo Rocca Clarinetto, Alberto Mihai Fisarmonica, Marian Serban Cymbalon
scene e costumi di Elisa Savi
progetto sonoro di Mauro Pagiaro
produzione CTB Centro Teatrale Bresciano e Corvino Produzioni