Catarsi muta

Recensione Crowd. Dopo L’Etang, Gisèle Vienne porta allo Short Theatre anche Crowd, un lavoro tra rito e danza ancora più radicale del precedente.

René Girard ce lo aveva insegnato, dietro a ogni festa s’erge archetipico un rito, per non dire un sacrificio, per non dire l’uccisione arbitraria della vittima espiatoria. Da questo stesso sottofondo antropologico prende le mosse anche Crowd, il secondo lavoro dell’artista scenica franco-austriaca Gisèle Vienne a essere presentato allo Short Theatre 2022 dopo il walseriano L’Etang. Crowd, andato in scena al Teatro Argentina, è una fantasmagoria di musiche, danze ed effetti scenici che si dispiegano su un palco attraversato e popolato da un nutrito gruppo di performer-ballerini. Non una parola viene pronunciata lungo tutto lo spettacolo, né si può evincere quello che genericamente viene indicato come trama, per quanto le note di regia si affrettino a precisare che «Crowd è un’opera capace di comporre micro-storie che si stratificano nella simultaneità degli elementi espressivi». Implacabile, un tappeto musicale accompagna l’interezza dello spettacolo, salvo un unico preziosissimo momento. Qualsiasi sovralettura in chiave sociale, storica o sociologica di quello che accade sul palco – un rimando al Bataclan, come avveniva in Climax di Gaspar Noè, un film per certi versi simile o il ricondurre lo spettacolo a una certa sensibilità queer che pure aleggia nei lavori di Bienne – è possibile ma superflua: al centro di Crowd c’è solo la danza, nel suo significato catartico e originario.

Evidentemente, in questo rave party muto ma esondante di musica, accanto all’elemento auditivo è la componente fisica, la corporeità stessa dei performer, ad assumere una posizione centrale. «La questione della rappresentazione dei corpi, e dei modi in cui li guardiamo, per me è centrale, soprattutto come strumento di analisi dei comportamenti umani», ha affermato Vienne in un’intervista per L’Espresso condotta da Francesca De Sanctis e uscita in occasione dello Short Theatre. «Nella cultura occidentale c’è una tendenza a proiettare una coscienza su ciò che percepiamo come oggetto, o a trattare come oggetti i corpi viventi. Che differenza c’è se rompiamo un vetro o un oggetto che ha la forma umana? Cosa accade se strappiamo un braccio a una bambola? Credo che sia per questo che ho deciso di studiare per diventare marionettista». A differenza che ne L’Etang e nella maggior parte degli spettacoli di Vienne, in Crowd non appare alcuna marionetta, ma i corpi dei performer che, impegnati in un’ininterrotta coreografia, sembrano sublimare e far pienamente le veci a quei feticci infantili che sono il grande trademark dei suoi lavori.

«La violenza può ovviamente essere cattiva, ma non lo è necessariamente e in ogni caso, volerla sradicare mi sembra un’assurdità folle. La questione è piuttosto sapere come creare degli spazi di espressione o di sperimentazione di questa violenza che non mettano in pericolo la comunità». Con queste parole, raccolte all’interno di Palcoscenici Fantasma, il testo che Bernard Vouilloux ha dedicato qualche anno fa al percorso dell’artista franco-austriaca, ci troviamo portati al cospetto di una delle cifre-chiave della poetica di Gisèle Vienne. È proprio l’aspetto esorcistico – e apotropaico e catartico – quello che più viene fuori, al termine di Crowd, complice anche quell’improvviso momento di silenzio assoluto nel pre-finale che coglie impreparati e costringe alla riflessione: Crowd, lungo tutta la sua ora e mezza di durata, riporta a scoprire il carattere tribale, primitivo, arcano della danza. Un’immersione nelle sonorità più techno ed elettroniche, Crowd è al tempo stesso un’operazione di pura archeologia.

Lo spettacolo continua
Teatro Argentina – Short Theater 2022
Largo di Torre Argentina 52, Roma
fino al 18 settembre
ore 20:30

Crowd
ideazione, coreografia e scenografia di Gisèle Vienne
con l’aiuto di Anja Röttgerkamp e Nuria Guiu Sagarra
drammaturgia di Gisèle Vienne e Denis Cooper
con Lucas Bassereau, Philip Berlin, Marine Chesnais, Sylvain Decloitre, Sophie Demeyer, Vincent Dupuy, Rehin Hollant, Georges Labbat, Theo Livesey, Maya Masse, Katia Petrowick, Linn Ragnarsson, Jonathan Schatz, Henrietta Wallberg in alternanza con Morgane Bonis e Tyra Wigg
light design di Patrick Riou
produzione di DACM / Company Gisèle Vienne, in co-produzione con Nanterre-Amandiers, centre dramatique national / Maillon, Théâtre de Strasbourg – Scène européenne / Wiener Festwochen / manège, scène nationale – reims / Théâtre national de Bretagne / Centre Dramatique National Orléans/Loiret/Centre / La Filature, Scène nationale – Mulhouse / BIT Teatergarasjen, Bergen, con il supporto di CCN2 – Centre Chorégraphique national de Grenoble / CND Centre national de la danse, con il sostegno di Institut français, Fondazione Nuovi Mecenati, in co-realizzazione con Grandi Pianure / Teatro di Roma — Teatro Nazionale