La riscoperta delle residenze storiche attraverso la musica

Per Domus Artium, la residenza storica di Castello Ruspoli di Vignanello nell’Alta Tuscia, al confine tra Lazio, Umbria e Toscana, apre le proprie porte alla grande musica e al pubblico con uno straordinario evento di arte e convivialità.

Castello Ruspoli è un luogo dall’atmosfera magica e incantata, uno di quelli che il mondo invidia all’Italia e che rendono la Tuscia viterbese una località culturale, storica e turistica dal valore e dal prestigio inestimabile. A renderlo tale è non solo l’eccellente stato di conservazione del Palazzo edificato nel IX secolo come fortezza di frati benedettini, donato da Papa Clemente VII alla feudataria Beatrice Farnese Baglioni e che la famiglia Ruspoli custodisce dal 1704, dal 1709 con il titolo di principe conferito a Francesco Maria Marescotti Ruspoli Capizucchi, e che, ancora oggi, è residenza estiva delle discendenti, le principesse Claudia e Giada. A conferire importanza e celebrità planetara a Villa Ruspoli, sono in particolare i giardini trasformati nel 1610 secondo gli schemi di Ottavia Orsini, consorte di Marc’Antonio Marescotti e figlia di Vicino, il celebre creatore del Giardino di Bomarzo. Il geometrico disegno rinascimentale delle aiuole e i tipici ornamentali alla francese fanno di Villa Ruspoli uno dei più rinomati parterre esistenti in Italia e la sua esaltazione del razionalismo umanista oggi, con la crisi ambientale che incombe sempre più minacciosamente, sembra rappresentare una possibile modalità di transizione a un rinnovato patto tra essere umano e natura.

«Il prestigioso circuito internazionale di concerti ed eventi nelle dimore patrizie del Lazio e della Capitale» Domus Artium intende far scoprire location di prestigio artistico e storico, con eventi di altissimo livello in luoghi spesso e a torto dimenticati dal grande pubblico perché, come ricorda il direttore esecutivo – il filantropo, pianista e imprenditore nel settore delle arti dello spettacolo e della cultura Barrett Wissman – «la sfida, in un momento di rinascita delle arti e di una nuova convivialità, è anche quella di tornare alle esibizioni dal vivo e alle esperienze live riunendo le persone in contesti molto iconici per bellezza ed emozioni, valorizzando il momento della condivisione». Non stupisce, data la mission e la qualità del progetto, scoprire la collaborazione con Promu – All for Music, il team composto da Alessandro Muller, Enrico Loprevite e Luca Pacetti di cui avevamo avuto modo di apprezzare i suggestivi concerti di Appia Antica Chamber Music Festival a Villa Livia e Villa Giulia.

Aperto dal brindisi di benvenuto nell’atrio del Castello, anticipato dalla visita guidata al Giardino Rinascimentale e prima della «cena rinfresco firmata da Silvia Regi Baracchi, nota chef stellata de Il Falconiere, wine resort di Cortona, in abbinamento ai vini prodotti dalla stessa azienda Baracchi», il concerto di Hilary Hahn e Andreas Haefliger, confermando le altissime attese dovute alla presenza dei due artisti, è stato il fiore all’occhiello di «un’esperienza “ravvicinata” e di profonda intimità con la grande musica» dove al termine, «in un salone con un gruppo ristretto di persone, restare a parlare con gli artisti, cenare insieme».

«Anteprima del concerto che nel 2022 li vedrà insieme alla Wigmore Hall di Londra con un programma assai simile, così come in tournée in Giappone, Europa e Stati Uniti», l’evento ha rappresentato un momento unico per apprezzare appieno la grandezza e l’unicità del genio beethoveniano. Infatti, tra la destabilizzazione e la rottura della forma della Sonata n. 9 e la ricerca di un nuovo equilibrio e della perfezione formale della Sonata n. 10 esiste un singolare rapporto ideale, con la seconda che, rispetto all’eccesso e allo sperimentalismo della prima, compie una sorta di ricomposizione ispirata a criteri di regolarità e chiarezza espositiva.

Imponente e titanica nelle dimensioni, che ai contemporanei sembrarono eccessive per una sonata per pianoforte e violino, l’op. 47 fu in realtà scritta pensando a un altro solista, George Augustus Bridgetower, e poi dedicata al francese Rodolphe Kreutzer. Di questa “disavventura”, sulla quale gli aneddoti si sprecano (come quasi sempre nel caso di Beethoven), è una testimonianza la curiosa dedica a mano («Sonata mulattica Composta per il Mulatto Brischdauer gran pazzo e compositore mulattico»), ma quello che conta è che la Sonata occupa un posto eccezionale nel corpus del compositore con importanti innovazioni riguardanti le proporzioni, il rapporto e le intenzioni espressive dei due strumenti. Seguendo ed estremizzando l’esempio delle analoghe Sonate di Mozart, Beethoven diede al violino un inedito ruolo paritario rispetto al pianoforte e la op. 47 lascia emergere tutta l’ambizione alla sperimentazione di nuove forme che, pur rimanendo dentro l’impianto tradizionalistico, ne ampliavano l’architettura annunciando il “monumentalismo titanico”. Le novità furono clamorose anche dal punto di vista dei contenuti con l’infuocato sviluppo degli elementi del primo tema, la “coralità” del secondo e la ripresa melodica di un tema che amplifica la forza drammatica del primo con straordinario impatto emotivo. L’introduzione di un movimento lento iniziale in questo tipo di sonate, la dialettica contrappositiva e “individualistica” degli strumenti, l’eccelso virtuosismo, le atmosfere drammatiche e la tensione che si attenua nel contemplativo movimento centrale, prima dell’impronta propulsiva del terzo e la rapida conclusione fanno di questa Sonata un momento decisivo non solo dell’attività di Beethoven, ma dell’intera storia della musica colta occidentale.

Rispetto al pathos dell’op. 47, i contenuti e la forma della op. 96, l’ultima per pianoforte e violino scritta da Beethoven, pur confermando la richiesta di una tecnica ad alto livello (soprattutto dal quarto tempo) vedono un riavvicinarsi alla struttura ideale di una serenità “sublime”, di una gioiosa e “pastorale” riconciliazione con la natura dopo l’impeto della bufera. In questa Sonata, i temi si inseguono, si distendono e si agitano in motivi marziali, ma le melodie, sempre in parallelo con la Sesta Sinfonia, riprendono ritmi brillanti e privi di perturbazione.

Con queste due Sonate, Beethoven sancì la tendenza a trattare l’insieme strumentale come un organismo completo e dotato di un proprio specifico carattere e fece del pianoforte e del violino non degli accessori di un sovrastante sviluppo musicale, ma elementi che, ognuno con la propria personalità specifica, diventano essenziale nel valorizzarsi in una relazione di dialogo, di contrasto o di sintesi.

Di questo panorama complesso e articolato dal punto di vista armonico e melodico, dove il gusto per la “cantabilità” della tradizione incontra la novità di formule dissonanti, Hilary Hahn è stata incantevole interprete. Musicalmente, l’ex enfant prodige statunitense, già vincitrice di tre Grammy Award, si trova a proprio agio con il repertorio beethoveniano, di cui restituisce la profondità della scrittura e la passione del fraseggio riunendo eleganza e stile in un suono pulito e intenso, sicuro e di incredibile stabilità e facilità di ascolto per il pubblico. Star indiscussa della scena mondiale, Hahn è stata inoltre attentissima nell’intrecciare in maniera sempre chiaramente udibile la propria voce con quella del pianoforte, così valorizzando il proprio eccellente partner, un Andreas Haefliger preciso e affidabile nella esecuzione della virtuosità beethoveniana.

Al termine della serata, impreziosita dalla ripresa di Mercy di Max Richter, esemplare momento di incontro tra tecnica post-minimalista ed emotività, e dalla possibilità di tornare a godere del Giardino rinascimentale («all’imbrunire un gioco di luci, seguendo il profilo delle siepi di bossi, illuminerà il giardino creando un ricamo luminoso che resterà visibile anche dalla sala del concerto creando quasi una performance di light art open air»), quello che “resta” è la consapevolezza di aver assistito a una performance di assoluta eccellenza. Un’esperienza unica, come unica è stata la location in cui è svolta.

Chapeau.

Hilary and Andreas

Il concerto si è svolto
Castello Ruspoli
Vignanello (VT)
sabato 15 gennaio, dalle ore 15.30

L. van Beethoven
Sonata per violino e pianoforte n. 9 in la maggiore, op. 47 “a Kreutzer”
Sonata per violino e pianoforte n. 10 in sol maggiore, op. 96

Hilary Hahn, violino
Andreas Haefliger, pianoforte

direttore esecutivo Barrett Wissman
direttore artistico Nina Kotova
organizzata da Domus Artium
in collaborazione con Promu – All for Music