Primo concerto in Italia per il pianista spagnolo Martin Garcia Garcia, terzo premio all’ultima edizione del Concorso Chopin di Varsavia.

Quando in una storica sala da concerti come la Verdi del Conservatorio di Milano si presenta l’occasione di ascoltare dal vivo per la prima volta un giovane premiato a uno dei concorsi pianistici più prestigiosi al mondo, ci si accosta sempre con curiosità.
Si è più disposti a cercare delle nuove intenzioni in chi suona – intenzioni che magari verrebbero categoricamente rifiutate con meno empatia se sul palco ci fosse un nome già affermato – ed è stato così anche nel pubblico di ieri sera. Il programma era monumentale, una vera e propria scalata alle vette del virtuosismo.

Garcia Garcia ha cominciato con lo Sposalizio di Liszt dalla seconda raccolta degli Années de Pèlerinage, pagina in cui ha cercato a fondo concentrazione, cantabilità, scorrevolezza delle frasi musicali e ha da subito dimostrato una grande padronanza tecnica.
Ottimo preludio per la successiva Sonata in si minore, sempre di Liszt, di cui si potrebbe parlare per giorni. Garcia Garcia probabilmente ha voluto cercare una via tutta sua, con scelte magari anche azzardate a livello musicale e sicuramente pericolosissime a livello tecnico – basti solo pensare al davvero misuratissimo utilizzo che fa del pedale rendendo secchissime intere sezioni della sonata, soprattutto quelle piene di ottave. A volte questa scelta sembra un po’ remargli contro dal punto di vista della qualità del suono, ma va riconosciuto che – anche se discutibile – risulta comunque una scelta che può permettersi – data la facilità davvero impressionante con cui affronta questa difficoltà tecnica.
Non è il solito Liszt, insomma, ma si cerca qualcosa di nuovo da dire e la parte che più trae vantaggio dalla ricerca risulta senz’altro il fugato dell’Allegro energico che si trova a metà sonata e che diventa un microcosmo di particolari, come se davvero ogni nota racchiudesse un mondo. Ed è una scelta che da sola vale il concerto.
La seconda parte della serata invece è tutta nel segno di Schumann e si apre con tutti e tre i Fantasiestücke op. 111 e non con solo il n. 2 come segnalato nel programma di sala. Tanto meglio, perché il pianista spagnolo sembra aver trovato delle sonorità a lui più congegnali. Niente eccentricità, nessun desiderio di novità a tutti i costi: il pianoforte romantico finalmente emerge in tutta la sua complessità di suoni e timbri. E ancora una volta un assaggio più breve prepara e fa ben sperare per la forma più ampia successiva, ossia gli Studi sinfonici op. 13 (sempre di Schumann). Questi studi in forma di variazione hanno avuto più elaborazioni e ci sono due versioni ufficiali (la prima del 1837 e la seconda del 1852), più altre cinque composte nella primissima stesura del 1834 e poi eliminate da Schumann stesso, ma che oggi alcuni interpreti decidono comunque di eseguire. In genere o si eseguono tutte e cinque in aggiunta o si sceglie di fare solo i dodici studi ufficiali, ma Garcia Garcia spiazza eseguendo subito dopo il Tema la prima variazioni postuma per poi proseguire con gli studi e dimenticarsi delle altre quattro variazioni aggiuntive. Non si intende quanto la scelta possa essere ponderata (e se sì, non si riesce a trovare un significato logico o filologico, ma eventualmente solo e puramente di gusto) oppure presa cammin facendo. In ogni caso, sono degli Studi sinfonici in cui sono state fatte delle scelte agogiche piuttosto spinte, a volte a discapito dei ritmi puntati come nel caso del V – Scherzando in cui comunque si percepisce una ricerca sul suono e una profonda riflessione ancora una volta sull’uso del pedale. Questa volta il pubblico ne è conquistato, ma il punto più alto della serata rimane la Polacca in fa diesis minore di Chopin – il primo dei tre generosi bis concessi. Qui Garcia Garcia cresce ancora di livello, si sente una maggior libertà di pensiero e musicale. Riesce a essere trascinante e finalmente possiamo dire che il suono del pianoforte Fazioli che lo ha accompagnato  ha la pienezza e il calore che avremmo voluto sentire dall’inizio. Ed è ovazione.

Il concerto è andato in scena:
Sala Verdi del Conservatorio G. Verdi di Milano
Via Conservatorio, 12 – Milano

Martin Garcia Garcia
Liszt: Sposalizio dalla seconda raccolta “Années de Pèlerinage”
Liszt: Sonata in si minore
Schumann: 3 Fantasiestücke op. 111
Schumann: Studi Sinfonici op. 13