Geni e profeti

Al Teatro Politeama Garibaldi di Palermo, l’Orchestra Sinfonica Siciliana dedica un intenso concerto a Wolfgang Amadeus Mozart e Robert Schumann, protagonisti straordinari della storia della musica colta occidentale, nonché di un ideale passaggio di testimone dal classicismo al primo romanticismo.

Collocato tra la fine della barocca via Maqueda e l’inizio degli Champs-Élysées di Sicilia (Viale della Libertà) in un contesto che al momento della costruzione era praticamente agreste, il Politeama Garibaldi venne progettato dall’ingegnere Giuseppe Damiano Almeyda sul modello dell’anfiteatro romano ad arcate (impianto circolare, gradinata a cielo aperto e una capienza di circa cinquemila spettatori) e venne dedicato a Giuseppe Garibaldi, il cui busto bronzeo è incastonato ai lati delle superbe statue allegoriche della Tragedia e della Commedia nel colonnato che, con sconcertante fascino, sovrasta la platea.

Primo tra i grandi teatri palermitani della seconda metà del XIX secolo, ideato come “antagonista” del lirico Massimo Vittorio Emanuele (il teatro monumentale dell’aristocrazia), il Politeama Garibaldi è oggi una delle più importanti istituzione cittadine, nonché uno degli edifici più affascinanti d’Italia. Sede della Fondazione Orchestra Sinfonica Siciliana, il Politeama persiste con rinnovata energia, dopo il lungo periodo di chiusura pandemica, nella propria mission di aprire le proprie porte a un pubblico più popolare rispetto a quello del Massimo, ma non per questo meno interessato alla qualità dell’offerta artistica.

Di questo esaltante connubio tra accessibilità ed eccellenza, un perfetto esempio è Mozart & Schumann, concerto del 3 e del 4 dicembre che ha visto l’ottima direzione di Fabio Biondi dell’Orchestra Sinfonica Siciliana.

Idomeneo è una delle composizioni più interessanti e audaci di Mozart, la cui presenza nel repertorio, dopo aver vissuto momenti di alterna fortuna nel corso dei secoli, è stata definitivamente recuperata nel secondo dopoguerra. Nel pur apparente tradizionalismo formale dell’opera seria impostata dal librettista Gianbattista Varesco, Idomeneo contiene in realtà numerosi exempla di innovazioni musicali, compositive ed esecutive dai tratti quasi rivoluzionari. Dall’inedito rilievo dato agli strumenti a fiato all’esaltazione della trama orchestrale nel suo complesso, le scommesse di Mozart furono tante e ne rappresenta un folgorante esempio l’eroica e commovente Ouverture in re maggiore, la cui musica densa, luminosa ed esaltante è stata proposta come apertura del concerto palermitano.

Dal fascino impetuoso dell’introduzione operistica di Mozart si è passati al meraviglioso Concerto in la minore per violino e orchestra, op. postuma (dalla trascrizione originale di Schumann del Concerto in la minore per violoncello e orchestra, op. 129), con Fabio Biondi “passato” al violino e capace di offrire all’auditorio una magistrale esecuzione della parte solista. Si tratta di una composizione la cui intensa serenità risulta sorprendente se si pensa che le condizioni mentali del geniale compositore tedesco, ancora stabili, sarebbero da lì a poco drammaticamente precipitate e lo avrebbero condotto alla precoce scomparsa a soli 46 anni.

Il Concerto sviluppa i canonici tre tempi del genere, il primo, Nicht zu schnell (Non troppo allegro), è delicato, caldo e intenso nelle battute e presentana l’appassionato e romantico tema in la minore; il secondo, Langsam (Lento), in do maggiore, vede lo strumento solista essere brillante e luminoso e l’orchestra concentrata principalmente ad assecondarlo; nel terzo, Sehr Lebhaft (Molto vivace), si assiste alla ripresa del tema principale e a un dialogo fra solista e orchestra particolarmente energico.

L’opera è interessante per diversi e importanti motivi: innanzitutto perché sviluppa una composizione eccentrica, non un vero e proprio concerto per violoncello e orchestra quanto un concerto per violoncello con accompagnamento strumentale, modello che poi avrà in Brahms il più degno erede del sinfonismo schumanniano; poi, perché annuncia con decisione la rottura del concerto classico con i movimenti che si susseguono con maggiore libertà espressiva e senza soluzione di continuità – come già Mendelsshon aveva ipotizzato nei suoi Concerti per pianoforte in sol minore e re minore; inoltre, perché mostra come la tentazione al virtuosismo tecnico “dell’ultimo Schumann” sia confluita a favore di una ricerca più lirica ed espressiva. Il Concerto “disorienta” piacevolmente per l’evidente contrapposizione tra i tre tempi (sereno e brillante nel ritmo del terzo, severo nei precedenti due) e per l’inedito rapporto rapporto tra solista e orchestra (che nel primo movimento sono sempre contrapposti in un procedere a blocchi, mentre nel secondo e nel terzo dialogano al punto di integrarsi sinfonicamente). Infine, non va messa sotto traccia la sensazione di straniamento determinata dalla trasposizione dalla tonalità del violoncello a quelle del violino.

La Sinfonia n. 38 in re maggiore KV 504 “Praga” trae il nome dalla città in cui venne trionfalmente eseguita per la prima volta. La composizione è in “soli” tre movimenti essendo priva del minuetto e restituisce idealmente l’ampiezza e la profondità di una sensibilità che, seppur non possa storicamente essere ascritta al preromanticismo o allo Sturm und Drang, finì per essere anticipatrice di gran parte degli sviluppi linguistico-musicali dell’Ottocento tedesco. La densità del flusso ritmico dei gruppi strumentali, la condensazione espressiva di un’energia sempre più soggettiva e passionale trovarono in questo compimento vertici armonico-contrappuntistici sia nei termini della monumentale e maestosa scrittura, sia nella complessità e densità tematica di una Sinfonia che già profetizzava alcune atmosfere del Don Giovanni (non a caso composta per il Teatro Nazionale di Praga nel 1787, nello stesso anno di esecuzione di questa Praga).

L’esecuzione calibrata e contenuta dell’Orchestra Sinfonica Siciliana e la direzione “immersiva” di Biondi hanno saputo restituire in maniera efficace melodie trascinanti e armonie dai tratti quasi dissonanti e così offrire la testimonianza di struggente bellezza del genio straordinario di due autentici e inarrivabili maestri della musica occidentale.

Teatro Politeama
via Filippo Turati, 2, 90139 Palermo
3 e 4 dicembre 2021, rispettivamente ore 21:00 e 17:30.

Mozart & Schumann
Fabio Biondi, direttore/violino

Wolfgang Amadeus Mozart
Idomeneo, re di Creta, KV 367, ouverture
Allegro
durata 5′

Robert Schumann
Concerto in la minore per violino e orchestra, op. postuma (trascrizione originale di Schumann dal Concerto in la minore per violoncello e orchestra, op. 129)
Nicht zu chnell (Non troppo veloce)
Langsam (Lento)
Sehr Lebhaft (Molto vivace)
durata 22′

Wolfgang Amadeus Mozart
Sinfonia n. 38 in re maggiore KV 504 “Praga”
Adagio, Allegro
Andante
Finale (Presto)
durata 28′