Bianco, Rosso e Calderone

Dopo le sperimentazioni col green screen all’interno dello spettacolo Panorama, presentato al RomaEuropa 2018, il teatro militante di Motus fa esplodere un’altra «performance-scheggia impazzita» lanciata a tutta forza in un assalto all’impossibile: Chroma Keys, riproposta all’interno del Festival delle Colline Torinesi 26.

Se in Panorama il “trucco del mestiere” cinematografico, e cioè quel telone verde che taglia e cuce due realtà con disarmante facilità, veniva utilizzato all’interno di una dialettica volta a «interrogare/boicottare le dinamiche, spesso avvilenti, delle auditions», nel breve divertissement apocalittico di Motus dall’evocativo titolo Chroma Keys, visto alla Fondazione Merz di Torino, si parte all’arrembaggio del frame, restituendo al fitto pubblico presente una specie di omaggio nostalgico alla meraviglia della finzione.

Muovendosi tra le ventose desolazioni a là Sátántangó e le temibili precipitazioni anfibie di Magnolia, la performer Silvia Calderoni gioca con i limiti del grande schermo, forando con la sua presenza i tessuti narrativi di Gaspar Noé, Gus Van Sant, Russ Meyer, Godard, Von Trier e molti altri, lasciandosi cullare dalle loro visioni e, prendendone parte, alterandole. Il risultato finale, un collage multimediale sospeso tra il futuristico e il distopico, spaesa e confonde, lasciando allo spettatore l’arduo compito di «completare la sceneggiatura», volutamente immersa nell’ambiguità di una lunga serie di partenze senza arrivi, tutte velate dall’angoscia di un «disastro imminente» che tarda a compiersi.

Nel 2019, il nostro Alessandro Alfieri notava correttamente che «in Chroma Keys del collettivo Motus la performance fa riferimento a uno dei caratteri tipici della sperimentazione videoartistica fin dagli anni 60 e ancor più decisiva nei decenni successivi: come attesta il titolo, si tratta della tecnica del Chroma key o Green screen, adottato spesso anche nel cinema commerciale per gli effetti speciali. Artisti come Peter Campus e Nam June Paik hanno adottato questa tecnica facendo esordire nel settore videoartistico quella forma inedita di montaggio definita “intarsio”; Motus recupera tale sperimentazione ma la mette al servizio della performance teatrale, decidendo di flirtare proprio col cinema commerciale più che con l’avanguardia videoartistica. Il senso della performance di Silvia Calderoni, infatti, con toni decisamente ilari e giocosi, è quello dell’immersione nell’immaginario del cinema (tanto quello d’autore quanto quello mainstream): videoarte e teatro sperimentale invadono con rispetto e in maniera infantile (nel senso più buono possibile) la settima arte, raddoppiando e rilanciando il suo senso, e in questa maniera incrinano il simulacro della fruizione feticistica del cinema, interrompendola ed evidenziandone il funzionamento portandolo a coscienza».

Tre anni dopo, il sollazzo infantile (sempre nel senso buono del termine) di Enrico Casagrande, Daniela Nicoló e Silvia Calderoni continua a spaesare e a divertire, rimanendo un interessante punto di partenza per sviluppare, in futuro, una pièce più matura e audace, in cui lo strumento tecnico passa in secondo piano e la drammaturgia torna a veicolare un messaggio forte, deciso, come nelle altre produzioni del collettivo di Rimini.

Lo spettacolo è ancora in scena all’interno del Festival delle Colline Torinesi 26
Fondazione Merz
via Limone 24 – Torino
dal 20 al 22 ottobre 2021
mercoledì ore 21:00
giovedì e venerdì ore 19:00

il Festival delle Colline Torinesi 26 presenta
Chroma Keys
di Enrico Casagrande, Daniela Nicolò e Silvia Calderoni
con Silvia Calderoni
video design Paride Donatelli e Simona Gallo
direzione tecnica Simona Gallo
produzione Francesca Raimondi
logistica Shaila Chenet
comunicazione Marta Lovato con Francesca Lombardi
una produzione Motus con Santarcangelo Festival
residenza creativa L’arboreto – Teatro Dimora di Mondaino
si ringrazia Matteo Marelli per la collaborazione
con il sostegno di MiBAC, Regione Emilia Romagna