Un Puccini ancora attuale?

Recensione Manon Lescaut. Prosegue senza indugio la stagione lirica genovese e, tra i grandi titoli dell’anno in cartellone, dopo un inizio con Leoncavallo, ancora un verista come Giacomo Puccini. E un pubblico in grande attesa soprattutto per il tenore protagonista, ma qualcosa è andato diversamente da come ci si aspettava.

Manon Lescaut è la terza opera del compositore lucchese e, come molte delle successive composizioni, ha nel titolo il nome della protagonista, una donna, un personaggio che nell’arco di quattro atti ha il tempo di crescere, maturare e cambiare fino alla sua fine.

La trama è lineare ma non per questo di facile esecuzione sia in termini musicali sia di teatro e dunque, procedendo con ordine, si parte dall’evento che più di tutti ha sconvolto la sala durante la Prima. Si alza il sipario: un anziano Des Grieux, protagonista maschile dell’opera, si trova in una sala che affaccia sul mare e osserva una fotografia. Una guardia si rivolge a lui in inglese chiedendogli di allontanarsi dal luogo, Des Grieux tace, osserva ancora il mare, le luci si spengono e …

Fino a qui tutto nuovo (invenzione del regista Davide Livermore), ma nel giro di pochi attimi, si ritorna all’ambientazione pucciniana, una piazza francese nella quale studente, soldati, abitanti si muovo e vivono. Ecco quindi le prime battute dei protagonisti tra i quali l’atteso giovane Des Grieux (qui Marcelo Alvarez) che appare sin da subito lievemente calante. Può capitare, siamo all’inizio, è la Prima, il coro e l’orchestra sovrastano ma il dramma è alle porte. L’ingresso in scena di Manon e di suo fratello avviene per mezzo di un treno, di cui due vagoni arrivano in scena accompagnati dal vapore. E galeotto fu il fumo e chi lo diffuse perché è proprio il vapore a bloccare la recita e l’interpretazione del primo tenore il quale, scocciato, abbandona il palco. Seguono diversi minuti di panico, durante i quali sembra mancare uno dei personaggi principali ma poco male in realtà, ecco salire sul palcoscenico Riccardo Massi, tenore preparato per il ruolo per la Seconda, ma assolutamente pronto anche per una Prima. Se infatti il pubblico attendeva con ansia l’interpretazione di Alvarez, Massi non è stato da meno, anzi: fin da subito il nuovo Des Grieux ha saputo incantare gli astanti per perfezione vocale, tono e interpretazione.

Risolto l’intoppo (del quale il sovrintendente ha parlato in un comunicato stampa che alleghiamo in coda alla presente recensione), l’opera procede a gonfie vele. E prosegue con questo nuova coppia inaspettata (Massi e Maria Josè Siri nel ruolo del titolo) che incanta per tutta la messinscena. Il primo atto si chiude e si va quindi al secondo con una scenografia nuova ma non nuovissima: va, infatti, sottolineato (senza accezione negativa, anzi) il ricordo di quella che furono le scelte della Tosca scaligera del 2019 in cui le scene del terzo atto vedevano la protagonista all’interno degli sfarzosi appartamenti del barone Scarpia ricchi di quadri in movimento. Nella Manon genovese infatti il secondo atto, che si svolge negli appartamenti del ricco Lescaut (Massimo Cavalletti) vede gli ambienti essere caratterizzati da quadri (che alla Scala erano animati). Cosa accomuna queste due messinscene? La firma alla regia di Davide Livermore ripresa a Genova magistralmente da Alessandra Premoli. Ci permettiamo di esprimere due parole su questo tema, riconoscendo gli ovvi meriti al regista torinese, genovese di adozione, oramai giocatore di serie A per la regia lirica tradizionale con punte di modernità dettate dall’uso di proiezioni di immagini. Si tratta di scelte registiche molto equilibrate che nulla annullano della trama e del libretto e che, anche per questa Manon, hanno soddisfatto il pubblico.

La storia giunge agli ultimi due atti densi di pathos e di sofferenza: Manon, donna distrutta e travagliata, viene portata davanti ai giudici che decidono di allontanarla dalla Francia facendola forzatamente imbarcare su un cargo per le Americhe. L’amato la segue decidendo di salire a bordo come mozzo, ed ecco i due nel nuovo mondo. Ma se per il protagonista la tratta non riserva difficoltà, la donna non riuscirà nemmeno a sbarcare venendo a mancare nel finale che chiude l’opera, o almeno dovrebbe. Infatti l’ultima scena vede il nostro iniziale protagonista anziano (Roberto Alinghieri) che ci riporta al presente per ricordare il passato, con una fotografia di Manon una tra i tanti emigrati dall’Europa che non riuscirono mai a trovare un futuro nel nuovo mondo. Un finale, come il principio, diverso dall’originale, ma che ha strappato meritatissimi applausi.

Questo allestimento, in coproduzione Fondazione Teatro Carlo Felice Genova, Teatro San Carlo Napoli, Teatro Liceu Barcellona e Palau de les Arts Valencia, produzione dedicata alla memoria di Renata Tebaldi nel centenario della nascita, risulta vincente sotto tutti i punti di vista: la direzione del maestro Donato Renzetti è impeccabile e instancabile nonostante gli intoppi del primo atto, la sua bacchetta affonda tutti i colpi senza la minima sbavatura così come le voci di tutto il definitivo cast (escludiamo quindi il fuggiasco Alvarez). Applausi meritati davvero per Massi e per José Siri, impeccabili sin dall’attacco. Segue quindi suo fratello Lescaut nella voce di Massimo Cavalletti e il suo “carnefice” Matteo Peirone, anche lui eccelso in voce e in presenza. Luci, scene, costumi assolutamente da ricordare, per una Manon Lescaut comunque riuscita.

«Giovinezza è il nostro nome, la speranza è nostra iddia; ci trascina per le chiome indomabile virtù. Santa ebbrezza! Or voi, ridenti, amorose adolescenti, date il labbro e date il core alla balda gioventù»
Edmondo e studenti, Atto I

Dichiarazione del Sovrintendente Claudio Orazi:
“Diversamente da quanto sostenuto nel take ANSA ripreso da alcune testate, la evidente défaillance del tenore Marcelo Alvarez durante la prima di Manon Lescaut per la regia di Davide Livermore è intervenuta all’inizio dello spettacolo ben prima dei limitati effetti scenici, realizzati sul fondo della scena, in occasione del ingresso dì una locomotiva. Peraltro i medesimi effetti erano stati ampiamente provati durante tutte le fasi della produzione. Stupisce il comportamento dì un tenore di esperienza internazionale il quale avrebbe potuto semplicemente e comprensibilmente per la direzione del Teatro e per tutto il pubblico dichiarare con sincerità dì non sentirsi bene e congedarsi con dignità dalla scena. La direzione ringrazia Riccardo Massi la cui presenza era già stata prevista in sala che prontamente dopo aver scaldato la voce è entrato in scena per che lo spettacolo riprendesse dall’inizio. Il Teatro Carlo Felice di Genova nel ringraziare tutti gli artisti della produzione, l’Orchestra, il Coro e i Tecnici oltre che il pubblico si scusa per l’incidente intervenuto”.

Lo spettacolo è andato in scena
Teatro Carlo Felice

passo Eugenio Montale 4, Genova
venerdì 25 marzo, venerdì 1 e sabato 2 aprile ore 20.00
sabato 26, domenica 27 marzo e domenica 3 aprile ore 15.00

Manon Lescaut
Dramma lirico in quattro atti
di Giacomo Puccini su libretto di Domenico Oliva e Luigi Illica
Maestro concertatore e direttore Donato Renzetti
Regia Davide Livermore ripresa da Alessandra Premoli
Scene Giò Forma e Davide Livermore
Costumi Giusi Giustino
Luci Nicolas Bovey
Videodesign D – Wok
Con
Maria Josè Siri, Manon Lescaut
Marcelo Álvarez/Riccardo Massi, Renato Des Grieux
Massimo Cavalletti, Lescaut
Matteo Peirone, Geronte di Ravoir
Giuseppe Infantino, Edmondo
Claudio Ottino, L’oste
Francesco Pittari, Il maestro di ballo
Gaia Petrone, Il musico
Matteo Armanino, Il sergente degli arcieri
Francesco Pittari, Il lampionaio
Loris Purpura, Un Comandante di marina
Roberto Alighieri, Renato Des Grieux anziano
Simone Tudda, Un Parrucchiere
Orchestra, Coro e Tecnici del Teatro Carlo Felice
Maestro del Coro Francesco Aliberti
Allestimento in coproduzione Fondazione Teatro Carlo Felice Genova/Teatro San Carlo Napoli/Teatro Liceu Barcellona/Palau de les Arts Reina Sofía Valencia Produzione dedicata alla memoria di Renata Tebaldi nel centenario della nascita
durata circa 170 min con intervallo